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LETTERA AL FUTURO
di A., studentessa del Liceo "Quercia"
Marcianise





Caro Futuro,

chi ti scrive è una ragazza in una folla di studenti che, in questi giorni, ha occupato più di cento scuole in tutta Italia. Una di quegli studenti che stanno curando la loro scuola, la stanno difendendo e la stanno vivendo. Letteralmente. Caro Futuro, dovresti essere chiaro, dovresti essere un futuro prossimo sul quale contare, dovresti essere il tempo in cui si abitano i sogni, ma soprattutto quello in cui vivono le speranze della nostra generazione. È già difficile pensare a te come a un qualcosa di concreto, non metterci nelle condizioni di non doverti pensare affatto. Una cosa, però, mi piacerebbe dirti, caro Futuro: grazie alla tua misteriosa “sparizione”, da martedì 27 novembre, il Liceo Scientifico e Classico “Federico Quercia” di Marcianise è diventato uno solo. Vedo alunni che portano da mangiare, da bere e coperte per chi resta la notte, al freddo. Vedo ragazzi che spazzano, lavano i bagni anche senza guanti; se necessario, corrono in giro a chiedere aiuto, ottenendolo senza riserve. Vedo alunni che si informano, affinché la protesta e la nostra voce non rimangano entro i confini della scuola, e altri che stampano volantini, raccolgono firme: non ce ne possiamo stare con le mani in mano, se vogliamo riaverti, caro Futuro. Vedo studenti che si confrontano per davvero, forse per la prima volta. Vedo la maggior parte dei professori fieri dei propri ragazzi. Sto vedendo tante cose, caro Futuro. Cose che mi fanno venire la pelle d’oca e che mi piacerebbe far vedere a tutto il mondo. Vorrei che tutti entrassero almeno un pomeriggio al "Quercia", in questi giorni, perché vedrebbero una gioventù ancora viva. La nostra occupazione, così come le occupazioni di tutta Italia, avrebbero finalmente un senso, agli occhi di tutti. Non lo stiamo facendo tanto per fare, lo stiamo facendo per vivere, lo stiamo facendo per te. Difendiamo il nostro diritto allo studio e il nostro diritto ad avere una scuola giusta. Dimmi Futuro: te lo aspettavi? Ti aspettavi quest’ondata di fratellanza dalla generazione dei bamboccioni? Confesso, caro Futuro, che non ce lo aspettavamo neanche noi! Forse, è perché siamo stanchi e demotivati, ma a un certo punto siamo stati costretti a rimboccarci le maniche e ci siamo detti: “Ok, ora facciamo qualcosa”. Vorremmo poter dire ai nostri figli che siamo stati noi ad aver reso la loro e la nostra Italia migliore. Perciò, caro Futuro, presta attenzione: non abbiamo ancora rinunciato a te. Ti diranno che non ti meritiamo, che non ce lo siamo guadagnato.  Ci diranno di accettare le cose così come sono e di smetterla di fare i "rivoluzionari", perché tanto è tutto inutile.  Io non ci credo e non dovresti crederci nemmeno tu. Ora, però, devo salutarti, caro Futuro... il Presente ha bisogno di me.

Ci rivediamo tra vent’anni.

Ne sono certa!

A.

arianna comunicazione


 

2012-11-30
Fonte: COMUNICATO STAMPA

 
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