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“Capocchione” in cattedra per la legalità.
La scuola di Aldo Improta sulle terre di don Peppe Diana
I bambini accolti dal grosso cane con tanta affettuosità






MARCIANISE – “Capocchione” un grosso, docile cagnone bianco, abbandonato su quelle terre da chi ha dovuto consegnarle alla legalità, è stato lui, con infinita dolcezza e da vero protagonista, a fare gli onori di casa agli alunni del primo circolo didattico di Marcianise, portati li da preside Aldo Improta per insegnare loro come la legalità può trionfare anche in terra di mafie. E “Le terre di don Peppe Diana” questo il nome della cooperativa realizzata aCastelvolturno il 2010, e nata in seno a Libera il movimento  di don Ciotti, è un esempio concreto per tutti. In Italia, in vero, su 1600 aziende confiscate alla criminalità, sono solo 38 quelle che attualmente funzionano, le altre si sono perse per strada, a causa anche di tanti inciampi della burocrazia. La cooperativa è dedicata a Don Peppe Diana che a Casal di Principe, lottando contro i camorristi, non ha mai chinato la testa fino al giorno in cui venne vilmente assassinato nella sua chiesa. Essa opera nel settore agroalimentare e lattiero-caseario con il metodo di produzione biologico. Ma soprattutto lavora al riscatto culturale, sociale ed economico di un territorio che non vuole più essere terra di camorra.

I piccoli marcianisani, interrogati dagli animatori del villaggio, hanno ricevuto plausi ed apprezzamenti per la loro approfondita preparazione, con grande orgoglio da parte di tutti i docenti che li hanno accompagnati in quella che sarà per i loro piccoli alunni una giornata indimenticabile.

Il preside Improta, nel corso della mattinata, nel ribadire l’importanza per i piccoli cittadini di condivere insieme momenti significativi di vita sociale e civile nel segno della solidarietà, della legalità e della giustizia, ha voluto concludere la giornata, in vista della Pasqua, facendo riferimento alla Resurrezione di Cristo come rinascita dellospirito… … i nostri cuori – ha inciso ai piccoli - si aprano alla disponibilità e all’amore verso i deboli e i sofferenti, perdonando i soprusi e le miserie dell’illegalità e dei materialismi di quanti, ritenendo di agire da furbi, dimostrano nient’altro che le proprie debolezze umane.


Ernesto Genoni


 

2013-03-26
Fonte: COMUNICATO STAMPA

 
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