di Antonio Magliulo
Adattamento e Regia
Antonio IAVAZZO
Associazione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE) – Gruppo Teatrale de “Il Pendolo” (CE)
Associazione “Itinerarte” di Portici (NA)
Venerdì 3 Maggio 2013, ore 21.00
Sabato 4 Maggio 2013, ore 21.00
Domenica 5 Maggio 2013, ore 19.00
Teatro Civico14
Via F. Della Ratta, 14 - CASERTA
(traversa di via Roma)
INTERPRETI
ABYS Antonella, ARCIPRETE Giovanni, CARAPELLA Maddalena, D’ALIA Andrea, FRONTOSO Domenico, IACOPINO Andrea, IAVAZZO IAVAZZO Raffaele (Junior), IAVAZZO Raffaele (Senior), MISSO Rosanna, NUZZO Gemma, SIESTO Diletta, VERDE Antonella
ASSISTENTI ALLA REGIA: Stefania FINIZIO - Rosanna PEZZELLA
COSTUMI: Maria PENNACCHIO
DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA: Vittorio ERRICO
SERVICE VIDEO: DINO
FOTO: Pasquale VITALE
TRUCCO: Diana Mihaela TURLEA
UFFICIO STAMPA: Emanuele TIRELLI
CONSULENZA AMMINISTRATIVA: Rosario LIGUORO
NOTE DI REGIA
C’è stato un tempo che è stato per tutti, di imprese e di vittorie, tra libri e fogli volanti, in una stanza, che da una finestra partiva la vita e ritornava il modo di vivere, l’atteggiamento.
Per un’incompresa circostanza , forse chissà, in un soffio di vento, un eroe stralunato si prende una sorta di vacanza dal suo mondo realisticamente magico, lontano dalla sua sella e dalla sua Dulcinea, da mulini a vento e da pecorelle smarrite; imprigionato nella sofferenza dell’ingiustizia, di imprese di vittorie dei giusti sui prepotenti… si perde tra altre pagine più semplici ma di ordinario squilibrio dove la semplicità non è altro che un grado maggiore di difficoltà. Per farla breve, Don Chisciotte è nei pressi di Napoli, in un pesino sempliciotto, dove i problemi non risolti restano quasi sempre gli stessi : la fame, l’amore, la gelosia, gli “inciuci”(pettegolezzi) l’invidia e il duello d’onore, e del pesce grande che mangia il pesce piccolo. Per questo motivo c’è bisogno di uno slancio consistente che non sia solo un sogno matto: liberarsi dalla fantasia per tuffarsi in una inventiva .Ma Don Chisciotte è sempre Don Chisciotte… Cavaliere errante di una asociale guerra, che si libera da una fantasia … e sopravvive a Napoli, in altre verità vivendo la sua di fantasia, che è diversa ma simile a quella del suo libro: ed ecco ancora il rivale, gli intrighi, equivoci, amori non corrisposti e denudati, battaglie per difendere i più deboli, colpi di lancia (o meglio ora di mazza da scopa) all’ingiustizia, all’ignominia, ai truffatori, all’ indifferenza e al disprezzo dei valori; così ecco come il Don Chisciotte di Napoli, diventa Don Cosciotto de “la magna … napoletana”. Anche qui è un magro squilibrato che non sta bene , una figura triste di una introversa guerra, con un nuovo Sancio, sempre uguale all’originale, che sostituisce il suo vecchio scudiero, perso chissà in quale mondo. Un nuovo Sancio che pur preso a calci, è di una notevole forza interiore, sempre semplice e grassottello che si nutre di botte per colpa di don Cosciotto ma anche di tutta quella fantasia che lui non ha ; e così mentre Don Cosciotto sproloquia per salvare non il mondo intero ma solo una parte di questa città che lo ospita, per una ordinaria sua libera follia, senza costrizione del suo vero autore, Sancio secondo, ingrassa di vita, sentendo i dolori delle botte, l’amore semplice e carnale per la sua bella, la risata grassa per la semplicità delle cose. Il nemico in questa città è “ l’ombra delle cose ” tra balbuzienti e sempliciotti derisi da sempre, tra fattucchiere, uomini del perbenismo in chiesa e perversi in sacrestia, calunniatori, ladri e prostitute, “guappi” e uomini d’onore, nella famosa arte dell’arrangiarsi . Un alone che può essere esorcizzato con una risata … perché in fondo nel bene e nel male la risata rimane la fonte più vera di ogni tragedia… e allora ecco personaggi di una ilarità paffuta con personaggi non introversi, che ironizzano sulla vita, sulle parole sbagliate dette o non dette; ecco i bisticci, pericoli evitati, avventure, baruffe, tutto in una azione dinamica e immediata senza tempi di riflessione, ricordando così tanto quello che è la Commedia dell’Arte e i suoi lazzi. Quei personaggi, come il Capitano, Colombina, Tartaglia, Pulcinella , Coviello che da sempre popolano il nostro vivere quotidiano. Una sorta di cellula che più che essere eversiva è appunto distruttiva, non fa prendere coscienza, ma appaga, non fa scoprire ma dà conferme, semmai è un contrappeso morale, perché non mostra il disordine per auspicarlo, ma per risolverlo. Uomini nuovi ma sempre uguali che non temono di soffrire e di gioire a favore o a discapito del prossimo.
Antonio Iavazzo
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