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Mozzarella di bufala campana “dop”:
un passaggio obbligato per la difesa del comparto





Il cammino intrapreso dal prodotto regina della tavola, la mozzarella di bufala dop, a partire dal 1981, anno di costituzione del consorzio di tutela, è stato duro e faticoso; tuttavia dobbiamo essere consapevoli che il percorso continuerà ad avere bisogno di sacrifici da parte di tutti gli operatori perché, purtroppo, non possiamo tacere l’apparire di ombre ogni volta che la battaglia si fa dura, ombre che assumono la forma di corvi o sciacalli pronti ad avventarsi sulla preda nei momenti di difficoltà. Ma sappiano, tutti questi figuri, che resteranno sempre a mani vuote, perché la determinazione dei partecipanti a questa fantastica impresa è tale da non permettere giammai che venga espropriato loro un pezzo del patrimonio della nostra economia regionale. Con riferimento all’ultimo pericolo apparso all’orizzonte, superato non senza contraccolpi sui bilanci aziendali -mi riferisco alle conseguenze della famigerata devastazione del territorio- voglio fare una sola breve constatazione: non bisogna mai abbassare la guardia, perché esistono dappertutto esseri, che di umano hanno solo le sembianze, i quali in nome del denaro barattano la vita della terra e della gente; essi sono come certe malattie incurabili, si devono solo estirpare. Ciò premesso, sento il dovere di riferire all’opinione pubblica, istituzioni, ordini professionali e al Ministro dell’Agricoltura che, non il sottoscritto, ma il compianto prof. Domenico Amodeo (preside della facoltà di Economia e Commercio di Napoli negli anni ‘60-’70, titolare della cattedra di Ragioneria) nel 1972, in occasione di una seduta di laurea, lanciò l’idea che il comparto mozzarella di bufala per prepararsi alle sfide della competizione mondiale avrebbe dovuto dotarsi di un ulteriore sistema di difesa, oltre alla indispensabile guida dell’allora costituendo Consorzio di tutela, ovvero la istituzione di un attivo dipartimento universitario di ricerca. E spiegò perché. In sintesi, il prof. Amodeo disse che tale sezione universitaria, con lo studio e l’approfondimento di tutti gli aspetti economico-aziendali del settore produttivo in tutte le sue implicazioni, avrebbe creato quell’insieme di fattori frutto della ricerca scientifica tali da permettere al prodotto artigianale di competere sul mercato con una marcia in più. Tutto quello che gli anglo-americani chiamano “know how”. Il che non avrebbe significato vivere di rendita, raggiunto tale status; in tutti i casi, la garanzia per mantenere le posizioni, poi, sarebbe sempre stata la capacità di rinnovamento e il saper anticipare le mosse degli avversari. Dunque, 40 anni or sono, fu indicato che un sistema coordinato Imprenditori-Consorzio tutela-Ricerca Universitaria sarebbe stato condizione indispensabile per il raggiungimento di traguardi ambiziosi. Aveva ragione il Preside della Facoltà di Economia? La storia darà la risposta. Personalmente credo che il solo asse Imprenditori-Consorzio Tutela sia costretto a reggere il peso di un lavoro difficilmente sopportabile, alla lunga distanza, in un mercatoglobalizzato dove le sfide minacciose dei competitors, continuamente in atto, appaiono all’improvviso. Ne voglio indicare una, che silenziosamente si sta facendo strada, anche se in un altro comparto lattiero caseario. Sta accadendo, infatti, che in un vicino Stato dell’ Est, membro della comunità europea, un grosso gruppo imprenditoriale sta “clonando” la produzione di un famoso formaggio stagionato italiano. A quattro passi dalla pianura padana, si è organizzato un sistema valido di produzione e commercializzazione del suddetto che darà filo da torcere al blasonato dop emiliano. Queste, ed altre più o meno simili, saranno le sfide del domani che la nostra mozzarella di bufala dop deve essere pronta ad affrontare, se vogliamo mantenere il mercato conquistato, ma soprattutto conquistare nuovi spazi di esso. E non illudiamoci di poter condurre queste battaglie commerciali individualmente o in piccoli gruppi; l’arma vincente è, e sarà, quella già intrapresa, il consolidamento di un sistema produttivo di alta qualità guidato dal Consorzio di Tutela; si auspica solo il passo finale, la integrazione con la Ricerca Universitaria del settore. D’altro canto, la indicazione del prof. Amodeo del 1972 è stata già attuata da svariati anni in altri settori economici di brand eccellenti; un esempio per tutti: da tempo un noto gruppo industriale del nord ha creato per il suo prodotto di indiscussa qualità, la Università del caffè.

dr. Pasquale Gravante (da “Corriere di San Nicola” on line)


 

2014-01-28
Fonte: COMUNICATO STAMPA

 
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