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“A che servono questi quattrini“ di Aldo Guida
Teatro “Don Bosco” di Caserta
19 gennaio 2014





Dalla “Filodrammatica Vittorio Alfieri” a “Siparium” Aldo Guida al Don Bosco con una commedia di Armando Curcio.

MARCIANISE – “A che servono questi quattrini“ è l’ennesimo capolavoro che Aldo Guida mette in scena, in cinquanta anni di ininterrotta attività teatrale e di regista, dalla sua amata “Filodrammatica Vittorio Alfieri”, sempre marcianisana, alla compagnia “Siparium”, sulle quinte del teatro “Don Bosco” di Caserta. La rappresentazione, in prima assoluta, domenica 19 gennaio con inizio alle ore 18:00. La commedia, in tre atti, è quella scritta dal celebre Armando Curcio, sempre in duo con Eduardo De Filippo, dalla quale nel 1942 fu tratto l’omonimo film di grande successo. Una storia, con stuzzicanti intrecci, in cui il marchese Parascandalo filosofeggia a modo suo, parafrasando Socrate, Platone e Diogene. Il nobile decaduto, dopo aver dilapidato tutti i suoi beni, ama proclamare ad alcuni giovani, la sua singolare filosofia di vita, secondo la quale il denaro è inutile, è una sorta di malattia che affligge l'umanità; secondo le sue ipotesi filosofiche gli uomini non dovrebbero lavorare ma, al contrario, dedicarsi unicamente alla contemplazione e al riposo. Questi gli interpreti in ordine di apparizione: donna Carmela (Tamara Guida), don Ferdinando (Armando Di Nardo), Vincenzo Esposito (Pino Guida), Eduardo Parascandolo (Ivan Francesco Iodice), notaio-Marchettiello (Raffaele Di Raffaele), cav. De Simone (Antonio Peluso), Donna Sofi (Teresa Raucci), Donna Concetta (Maria Libera Zarigno), Luisa (Iolanda Salzillo), Rachelina (Lella Di Biase), Donna Angelica (Milena Cappabianca), Palmieri (Pasquale Brillantino). TRAMA Il marchese Eduardo Parascandolo, dopo aver dilapidato tutti i suoi averi per non essersi interessato delle proprie finanze, trascorre il tempo professando ad alcuni giovani (a cui si rivolge loro come discepoli, citando a modo suo Socrate, Platone e Diogene) la sua filosofia di vita, secondo la quale il denaro è inutile ed è una sorta di malattia che affligge l'umanità; inoltre gli uomini non dovrebbero lavorare ma dedicarsi alla contemplazione e al riposo. Tra i suoi discepoli c'è Vincenzino Esposito, un povero falegname che vive assieme alla zia Carmela ed è innamorato di Rachelina, sorella di Ferdinando De Rosa, proprietario di un pastificio, che è contrario al fidanzamento tra i due. Il marchese, con la collaborazione di Michele, suo fedele servitore, organizza una messinscena grazie alla quale fa credere a tutti che Vincenzino abbia ereditato una cospicua somma di denaro; tutto ciò servirà non solo per farlo fidanzare con Rachelina, ma per ribadirgli il concetto che non è fondamentale possedere grandi ricchezze per poter vivere. Nel frattempo, pur essendo rientrato in possesso dei propri beni, il marchese li rigetta e preferisce abitare all'interno di una soffitta.

ERNESTO GENONI


 

2014-01-10
Fonte: COMUNICATO STAMPA

 
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